L'ARTE DI PERDERE TEMPO A DISEGNARE
"...in modo che mai più si dimenticheranno, come non si dimentica mai quello che la vita, e non i libri, ci insegna."
Il mio intento principale era trarne ispirazione per il materiale didattico che vado elaborando e che scoprirete nelle visite guidate con me... e ne sono uscita con un sentimento di positività e speranza sull'educazione anche dei miei figli.
A dir la verità, secondo il mio modesto parere, la mostra è allestita maluccio, nemmeno un pannello esplicativo, nemmeno un po' di enfasi sul grande progetto educativo della maestra Maria Maltoni, neanche una persona che all'entrare si fosse voltata per dirti "benvenuto!". Per fortuna alla fine un simpatico signore, amico di allievi della scuola all'epoca, ci ha dato qualche informazione di più.
Le considerazioni le devi trarre da solo, guardando semplicemente i disegni e i quaderni, devi fare lo sforzo di riflettere... forse è un'intento sottinteso, un'altra "trovata" della maestra! Però per chi non conosceva questa figura come me, l'allestimento non aiutava.
Anyway...
La maestra aveva intuito un nuovo modo di educare i suoi allievi attraverso l'osservazione lenta e meditata delle cose, rielaborate con il disegno e con brevi racconti sul diario.
Colpisce la spontaneità e la freschezza del loro linguaggio, ma soprattutto la bellezza dei loro disegni...
Credetemi, talmente accurati, soprattutto quelli su fiori, foglie e animali, da far pensare che siano stati fatti da un esperto....e invece sono stati i bambini!
Il segreto è nel "perdere" tempo a osservare ogni minimo dettaglio, colore, ...
Quante cose può ancora insegnare a noi: la bellezza della vita naturale, della lentezza, dell'osservare per capire il perché delle cose.
"Non è
immaginabile quanto questo esercizio influisca sull'educazione del
bambino al concentrarsi, al pensare, allo stare attento, al divenir
preciso, al far tacere, gradatamente, il bisogno di continuo
movimento e al saper trovare nel lavoro un compenso a questo bisogno".
In un epoca come la nostra, del Tutto-e-subito, dove "si uccide l'anima
delle cose e si toglie la gioia del fare".
Nel
1949 in seguito a una
mostra di
grande successo con i disegni dei ragazzi di San Gersolè, Oriana
Fallaci scrisse un articolo intitolato
"Aria di San Gersolè" ne Il
Mattino dell'Italia centrale:
«Maria
Maltoni, la maestra, è una enorme signora dai capelli grigi, il
volto largo, buono, piacevolmente sorridente, gli occhi acuti,
inesorabili, che par vi vogliano squadrar dentro, misurare su due
piedi la vostra intelligenza e vedere se le avete capite lei e la sua
scuola. (...) è coltissima di studi pedagogici, possiede una
intelligenza eccezionale che spende tutta fra le quattro mura con
trenta ragazzi di quella borgata dove vive la sua missione insieme
pacata e rivoluzionaria, il suo esperimento così lealmente lontano
da una intera tradizione didattica».
«S.
Gersolè non è nemmeno un paesetto: una stradina stretta e tutta
ciottoli, tanti campi intorno, gruppi di case contadine qua e là,
una chiesetta con un campanile, barocco, la scuola con un timido
rosaio arrampicato sulla facciata, e un’aia con i polli vicina. A
S. Gersolè (veramente si chiamava San Gerusalem: ma il nome era
troppo difficile per i suoi abitanti e un po’ per volta è
diventato San Gersolè) la scuola è una casetta di campagna bassa e
scortecciata.
(...) Un vaso di
fiori sul tavolino della maestra, uno accanto alle spannocchie di
granturco maturo sulla stufa, uno sulla libreria, e uno, perfino,
presso una serie di quadretti di fiori, dipinti dai ragazzi, stesi
come un arazzo cinese, e che ogni tanto vengono sostituiti, come i
fiori veri, con quelli più freschi».
La sua scuola era
considerata l'ultimo
asilo dei sogni, (...) che coglieva solo la bellezza del paesaggio di pagliai e di
uliveti, in un'epoca in cui il lavoro rurale cominciava ad essere sostituito da quello operaio in città.
Nel 1949 uscirono I
diari di San Gersolè,
una antologia di
disegni e di brani tratti dai quaderni dei ragazzi, e nel 1963 vennero ripubblicati col nome di Quaderni di San Gersolè, editi da Einaudi e
presentati da Italo
Calvino.
Commuovono la precisione e la bellezza con cui si
dà spazio ai mestieri come il carbonaio, il pecoraio, il barbiere; momenti di vita quotidiana,quali l'uccisione del maiale, il cane da caccia, o il taglio del fieno.
Il Fondo Maria Maltoni, presso la Biblioteca Comunale dell'Impruneta, conserva circa 1500 quaderni, oltre 1000 disegni e 600 pagine
del Giornale di San Gersolè.
info da: B. Salotti, Enciclopedia delle donne (contenuti pubblicati sotto
licenza Creative Commons) \ Fabbricaimpruneta.it \
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